Luang Prabang

Ci sono voluti due giorni sul Mekong – con una tappa notturna a Pak Beng – per arrivare a Luang Prabang che ci subito assorbito nella sua atmosfera sonnolenta postcoloniale.

Il viaggio sul fiumo, come temevamo’ e’ stato abbastanza faticoso il primo giorno, con barca scomodissima e superpiena, imbarco alle 10 sotto il diluvio, partenza alle 11.30 per aspettare gli ultimi arrivi dalla sponda thai e per riempire fino all’impossibile la barca. Immancabile presenza per tutto il viaggio dave, newyorkese che ha attraversato con noi il Mekong dalla Thailandia, e che continuiamo a incontrare nelle guesthouse (quelle peggio – adesso ci siamo spostati in un posto piu’ carino) e nei mercati notturni (anche qui quelli pessimi, visto che siamo presi anche una bella intossicazione alimentare con cui lottiamo da due giorni).

Salire sulla barca era un’impresa: qui non esistono moli, ma solo rive fangose e ripide a cui viene appoggiata una passerella minimal… anche lunag pranbang, che ci aspettavamo con molo, era cosi’, per fortuna la passerella dava su una stradina asfaltata.

Qui era come ci aspettavamo anzi forse meglio: e’ proprio piacevole, con le sue case basse, magnifici giardini tropicali, i templi con i giovani monaci (proiprio adesso ce ne sono due all’internet cafe’ che sono qui da almeno un paio d’ore!) ristoranti carini… e poi hanno capito tutto del turismo e hanno organizzato tutta una serie di attivita’ sostenibili: dagli ecotrekking alle autorpoduzioni tessili delle donne delle tribu’ (a prezzi esorbitanti ovviamente) ai massaggi charity (per sostenere la crocerossa) al lavoro con gli elefanti.. Ah proposito, domani ci aspetta una mattina con gli elefanti, vi racconteremo…

ora qualche foto del Mekong e le bambine di Pak Beng

 

 
e i monaci di Luang Prabang

 

 

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