Mysore 1

arriviamo a Mysore stremati, e subito veniamo abbordati dal solito asciugone, che una faccia particolarmente inaffidabile e poi quasi un mese di India ci sara’ pur servito a qualcosa! Ma lui e’ davvero furbo e riesci a infilarsi sul riscio’ del servizio prepaid, che avevamo scelto proprio per evitarlo. Alla fine abbiamo vinto noi: siamo andati all’albergo che volevamo, e non alla stamberga che ci proponeva il losco individuo, e abbiamo pagato meno il riscio’ Ma anche quando ci ha visto con le chiavi della stanza in mano non dermordeva ed e’ rimasto li’ sotto un bel po’!
Ma impariamo presto che la citta’ e’ piena di suoi simili! meno male che siamo addestrati!
Stamattina visita al palazzo del Marajah… suntuoso, esoso, a volte decisamente kitch pero’ bello. nel palazzo abbiamo incontrato un gruppo di disabili di varie eta’ che vengono da un centro per disabili in Tamil Nadu, che li accoglie, aiuta e fa studiare. Visto che qui il problema degli storpi e’ abbastanza pesante (a volte i bambini sono storpiati apposta per chiedere l’elemosina) siamo dell’idea di "adottarne" uno. Pero’ gli indiani sono proprio stronzi: mentre il gruppo si arrampicava come poteva per le scale del palazzo i turisti indiani passavano senza curarsene minimamente (e noi dietro ad aspettare!)
Pomeriggio siamo andati al mercato della frutta e verdura, bellissimo, pieno di colori e di vita.



Li’ veniamo abbordati dall’ennesimo ragazzino, dalla faccia sveglia, ma decidiamo di seguirlo e facciamo bene: ci porta nel negozio di famiglia, che vende essenze e incensi (quelli naturali, fatti con pasta di sandalo e acqua). Dopo una decina di essenze diverse che ci resteranno adosso peggio di una puttana, una serie di dritte utili sulle fregature di qua, compriamo un’essenza, con la promessa di tornare domani per l’incenso, dopo aver provato i quattro tipi che ci ha regalato.
Invece va meno bene col sandalo: a Mamallapuram vendevano collanine di sandalo a 10 rupie. Per fortuna non l’abbiamo comprato per che’ qui scopriamo che non era sandalo vero, che costa molto molto di piu’. L’olio di sandalo puro (il nostro negoziane ci ha detto che il suo era al 60% cosi’ come quello che vedono gli altri) viene venduto solo dal governo e con una lunga trafila… saranno gli effetti del bamdito che imperversava nela zona fino al 2004 (quando l’hanno ammazzato) e che era il ras del contrabbando di sandalo e avorio (a proposito di avorioa, il marajah aveva un’orribile cornice fatta con due zanne di elefante, e un tavolino il cui piedistallo era una proboscide… faceva senso!)
Comunque Mysore ha ancora molto da offrirci, ma ve lo racconteremo nei prossimi giorni.

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Kannur

kannur e’ una cittadina del nord Kerala che non ha molo da offrire: nessun turista in giro, e noi squadrati dalla gente per strada, albergo uno schifo, cibo lo stesso… allora che ci siamo andati a fare?! qui si puo’ ancora vedere il theyyam, antica danza rituale (pare sia precedente all’induismo) ed e’ per questo che a cochin abbiamo rinunciato alla kathakali, altra danza, che ormai viene fatta apposta per i turisti in spettacoli ridotti. Sveglia alle 4.30 perche’ il theyyam e’ nel tempio di un villaggio vicino e inizia ale 5.30. Arriviamo che il tempio e’ ancora chiuso, ma fervono i preparativi, all’interno e all’sterno, con i fedeli che si "purificano" nel fiume davanti al tempio. Entriamo e i due sacerdoti si stanno ancora vestendo: hanno delle gonne rosse, il busto coperto di pasta di sandalo e due copricapi spettacolari, uno alto almeno un metro e mezzo. Intanto un altro sacerdote compie dei gesti rituali, una sorta di bemedizione con il fuoco, dei movimenti circolari e molto aggrazziati. Il tempio si riempie di fedeli, che un polizziotto divide scrupolosamente fra uomini e donne (noi siamo dalla parte degli uomini…). Iniziano i tamburi e le danze: da quello che abbiamo capito Shiva e Parvati si incarnano nei due sacerdoti, prima Parvati in quello con il copricapo con crine di cavallo biondo, poi Parvati invoca Shiva che risponde nell’altro sacerdote. A incarnazione avvenuta compiono dei giri rituali per il tempio, accompagnati da tutti gli altri sacerdoti e dai suonatori di percussioni, e poi inzia la benedizione dei fedeli. Ci aspettavamo una danza piu’ tarantolata (ma d’altronde con quelle maschere e’ un po’ dura muoversi), invece i fedeli erano molto tarantolati! Cosi’ un posto brutto e un po’ squallido vale una sosta di una notte!
Ce andiamo un po’ frastornati per la levataccia, ma con un bel regalo e la certezza di aver visto una cosa vera.
Ci aspettano sette ore di viaggio (di cui buona parte in montagna con strade infangate e il pullman che sale a stento, bravissimo!), verso Mysore. Giornata lunghissima

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Fort Cochin

Finalmente il sole, anche se continua la maledizione delle foto. Gli indiani saranno anche geni in informatica, ma a Kumily quello che si e’ offerto di aiutarci a ridurre le foto, le ha davvero ridotte, a un pezzettino di cielo! E qui, idem, nessun editor per immagini quindi anche riducendo le dimensioni e i pixel restano comunque troppo pesanti… vabbe’ le vedrete al ritorno.
Siamo a Kochi, che in realta’ e’ composta da una parte sulla terra ferma, Ernakulam, un delirio di traffico, smog e munnezza, e alcune isole. noi siamo su Fort Cochin, un’isola di tranquillita’, di casette coloniale e cottage olandesi (perche’ qui ci sono stati nell’ordine portoghesi, olandesi e britannici). Finalmente abbiamo ritrovato dei templi, che ci mancavano un po’. siamo anche entrati nel nostro primo tempio jain, che si sono staccati dall’induismo contemporaneamente al buddismo, infatti il tempio e’ pieno di statue simili al Buddha, che i sacerdoti spolverano e decorano con pasta di sandalo coprendosi il volto con un panno (volevamo mettervi la foto ma vedi sopra!)
Poi abbiamo visto una basilica cattolica, che ci ha confermato il sincretismo religioso che c’e’ qui: siamo entrati mentre le bimbe (migliaia! tutte in divisa blu, quelle dell’asilo rossa) uscivano dalla vicina scuola canossiana: quelle che entravano in chiesa toccavano le varie statue e si portavano la mano al cuore, proprio come nei templi indu’ o nell’asrham dove sono sepolti Aurobindo e la Madre.
Oggi siamo andati in spiaggia, in un’isola vicina (solo dieci minuti di traghetto da fort cochin, peccato che l’isola di Vyipeen sia lunghissima e siamo arrivati in spiaggia dopo un’ora e mezza!). la spiaggia era una lingua di terra fra il mare aperto e la laguna interna. Era pieno di ragazzi indiani che facevano il bagno, rigorosamente vestiti, e si divertivano come dei pazzi nelle onde. noi ci abbiamo provato ma la corrente ci trascinava via e il mare faceva schifo! Ma abbiamo mangiato un ottimo pesce a prezzi economici rispetto alla citta’.



Ah, dimenticavamo: a kumily abbiamo finalmente avuto il coraggio di dire a rarichen, la nostra guida che ha anche un piccolo caffe’, che se mettono un chicco di riso nel sale rimane secco! Magari ci stampiamo un bigliettino da lasciare in ogni posto, perche’ saranno anche i secondi produttori mondiali di riso ma non ci sono ancora arrivati! il sale e’ talmente umido che non esce niente!

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Kumily – Peryar wildlife sanctuary

oggi siamo un po’ delusi anche se stamattina abbiamo fatto una bellissima gita fra le pintagioni di te’ e i giardini di spezie della valle: abbiamo visto la noce moscata che e’ composta da 4 strati, un frutto giallo che contiene un fiore rosso (che si usa per preparare il byriani), un guscio e infine la noce:



ma anche caffe’, cacao, cardamomo, cannella vaniglia ecc. ecc. Abbiamo anche visto una fabbrica del te, che usa ancora le macchine che hanno lasciato gli inglesi, perche’ il te qui non c’era ma hanno iniziato a coltivarlo loro. tutte cose sorpendenti per un ciattadino, coai’ come questo verde rigoglioso che ti inghiotte in queste belle montagne. Siamo fuori stagione, il che signifca che e’ abbastanza freddo qui, pero’ non si trovano turisti. La nostra guida ci ha anche detto che qui gli italiani non vengono piu’, ci venivano venticinque anni fa i fricchettoni per comprare marijuana ma adesso vanno tutti al nord. Invece qui ci sono tanti indiani ndel nord, prevalentemente kashmiri che vendono gioielli d’aregnto, sciarpe ecc. Uno ieri peraltro ci ha fatto notare che certi gioielli erano kashmiri e altri indiani… mah!
le donne si ostinano a vestirsi con la sari senza coprirsi, e le vedi che soffrono il freddo… uomini e ragazzi hanno invece maglioni di lana, ma sempre rigorosamente sandali… altro mah!
la delusione che un po’ ci rattrista stasera e’ dovuta al fatto che abbiamo rinunciato alla gita sull’elefante, perche’ quello del parco naturale e’ ammalato, e l’alternativa era una gita su un elefante privato sulla via principale della citta’… brutto! la guida ci ha anche spiegato che gli elefanti con le macchie rosa (come anche quello del tempio di Pondicherry) si grattano con la unica unghia da piccoli e poi restano cosi’.
Seconda delusione: la guida ci ha proposto di andare a visitare una tribu’ a 70 km da qui, con un re (!) che ci avrebbe anche sposato (!!)… ci puzzava un po’ di truffa, abbiamo chiesto in giro e c’e’ una colonia tribale proprio nel parco a 4 km, raggingibile a piedi. Fate un po’ voi! ma ormai ci immaginavamo il matrimonio in felpa Serpica e tutti infangati davanti a "lu re"!
Domani inizia il nuovo anno keralese (o keralano? insomma keralan!), e quindi finiscono le piogge, anche se quelle degli ultimi giorni non sono monsone (per fortuna!) ma semplice perturbazione.
Andremo a consolarci comprandoci un gioiello d’argento.

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Allepey

piove piove e continua a piovere.. fortunatamente in citta’ abbiamo trovato un rifugio sicuro e splendido,un albergo in una casa coloniale gestito da una simpatica famiglia,con letti d’epoca, a baldacchino e altissimi.
Allepey e’ stata solo una tappa verso le montagne,ma il viaggio in traghatto attraverso le backwaters per raggiungere kottayam e’ stato molto bello, con un sacco di bambini che ci salutavano dalla riva, le donne che lavavano i panni e la nostra immaginazione che vedeva nei volti delle persone i personaggi di "il dio delle piccole cose" che e’ ambientato proprio qui.

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Varkala

siamo romai in kerala, e’ proprio vero che cambia tutto: cucina buonissima, camere molto pulite, e anche la fisionomia della gente e’ diversa.
E finalmente abbiamo viaggiato in treno per venire qui! era il Kanyakumari Express, quello di Cuccette per signora di Anita Nair (che e’ veramente un libro delicato e e piacevole).
varkala e’ una localita’ turistica, tanto turistica! Pero’ qualche giorno di risposo va bene, e comunque siamo in bassa stagione, per fortuna, perche’ qua d’inverno deve essere un delirio stile Goa.
I sapori, i profumi, lo yoga e i massaggi ayverdici ci ricordano che siamo in India, ma per il resto potrebbe essera qualsiasi altra encalve backpacker (adesso capisco il senso) in qualsiasi posto tropicale al mondo!
Un altro aspetto ci ricorda pero’ dove siamo: la pioggia! per la prima volta da quando siamo qui piove, ma solo un acqazzone al pomeriggiio, e alla fine e’ anche piacevole perche’ il sole brucia!
pero’ sento gia’ la nostalgia dell’india vera, della gente, delle strade affollate, dei templi… e del viaggio. sono tre giorni ma mi sembra troppo! (gio)
io sto bene qui! (massi)
pero’ va bene anche restare un giorno in piu’ al mare (gio)

 

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Kanyakumari 2

vi abbiamo lasciato all’ingresso del tempio: l’abbiamo visto e ci e’ venuta voglia di scrivere ancora della punta a sud anche perche’ il pomeriggio e’ stato davvero ricco. Il tempio e’ uno dei piu’ belli che abbiamo visto finora, non tanto per l’architettura, ma perche’ siamo entrati da soli fino alla parte centrale, all’"altare" dove si fanno le puja. E l’atmosfera ci sembrava molto piu’ vera che a Rameswaram, non perche’ la’ fosse meno vera, ma perche’ ci muovevamo come dei burattini rispondendo agli "ordini" del nostro asciugone Kannen. Come sempre, le donne e le ragazze che c’erano nel tempio erano tutte un sorriso!
Poi siamo scesi verso il villaggio dei pescatori e li’ c’era tutto il paese a guardare il mare, che era pieno di barche. un vecchietto e un uomo in un perfetto inglese ci hanno spiegato cosa succedeva: erano i pescatori di Kannyakumari che protestavano perche’ la notte prima, in una delle ennesime liti con i pescatori di un villaggio vicino per controllare le zone migliori, due barche erano state affondate, ma la polizia non aveva fatto niente. momenti di tensione, perche’ i pescatori hanno bloccato l’accesso del battello allo scoglio del Vivekananda memorial, con una serie di turisti e pellegrini bloccati li’ per ore. finalmentte verso sera tutti contenti: la polizia ha arrestato i colpevoli del villaggio vicino, i pescatori sono usciti in mare, e i poveracci sullo scoglio sono tornati a riva!
nel villaggio i pescatori stavano preparando le reti, mentre le donne e i bambini erano tutti sulle scale/porte di casa. Il nostro passaggio provocava stupore, sorrisi e tante domande! I bimbi volevano una foto, che vi faremmo vedere ma anche oggi non ce n’e’ la possibilita’ Una donna giovane ci presenta un cagnolino, Jimmy, la vecchia ci fa segno di portarlo a casa con noi, al che diciamo che ne abbiamo gia’ due e mostriamo le foto di Luna e Ira… i nomi hanno un gran successo! poco oltre ci ferma un altro gruppo di donne, una donna sulla cinquantina mi chiede quanti figli abbiamo, iccome avevo appena parlato delle bimbe, le rispondo "niente figli, due cani". Per fortuna non capisce, e ci ripete "ah sposati da due anni", osciallndo la testa come fanno qui per dire si’.
qui abbiamo anche visto i travestiti indiani, gli huyas, transessuali o enuchi indiani che costituiscono una casta a se’. fa una certa impressione vedere degli uomini in sari! Sembravano un po’ Priscilla, la regina del deserto!
Insomma Kanyakumari ci ha proprio lasciato delle belle sensazioni.

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Kanyakumari

Siamo arrivati alla punta dell’India, qui si incontrano davanti ai nostri occhi il mar arabico, l’oceano indiano e il mar del bengala, le onde vanno in tre direzioni diverse e arrivano da dove non ti aspetteresti quindi no bagno.
La citta’ e’ carina con villaggetto di pescatori sul mare



(ricostruito perfettamente,senza nessuna traccia dello tsunami che pure e’ passato e ha colpito duramente – invece Rameswaram stranamente illesa) coloratissimo che vediamo dalla grande terrazza dell’ albergo proprio fuori dalla nostra camera. Nel mare davanti al villaggio c’e’ uno scoglio su cui vivekananda medito’ prima di iniziare a viaggiare per l’india e per il mondo predicando l’indipendenza del suo paese.Ora sullo scoglio hanno costruito un memoriale dove c’e’ anche una stanza per meditare, come a Madras nella stanza in cui lui aveva soggiornato al suo ritorno in india (cfr. primo post).Sono questi i luoghi in cui sentiamo la "famosa" spiritualita’ indiana, posti scarni, essenziali, vuoti di oggeti ma carichi di senso.
Parliamo di spiritualita’ perche’ ieri sera abbiamo socializzato con due berga-maschi, uno dei due grande viaggiatore, l’altro un po’ piu’ berga-maschio, e lui si lamentava che tutta questa spiritalita’ non la vedeva, e che gli indiani sono attaccati solo al dio denaro. E’ vero che qualcuno cerca di fare affari con i turisti, ma come biasimarli?! e comunque e’ una gioia vedere l’interesse che hanno nei tuoi confronti… a una delle tante ferm,ate dell’autobus sono stata circondata da tre ragazzine musulmane, una solo con il chador, le altre due con un burkha, che mi hanno fatto un sacco di domande e hanno voluto la mia mail…
Qui comunque la maggior parte dei turisti sono pellegrini indiani, perche’ e’ un luogo sacro, (c’e’ l’improta del piede di Parvati reincarnata in Kanyia) e il luogo dove sono state sparse nel mare le ceneri di Ghandi che diceva che questo posto e’ un mare vergine perche’ l’incrocio delle tre correnti impedisce che ci sia un porto e quindi tante navi.
c’e’ anche l’immnacabile tempio, che pero’ riapre alle 4, quindi adesso vi salutiamo e andiamo a vederlo!
evviva evviva qui si mangia il pesce!!!

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Madurai

questa volta col viaggio e’ andata meglio, solo quattro ore di bus, solo quattro ore di sofferenza su sedili per nani!
poi siamo arrivati in citta’ che fortunatamente e’ molto piu’ bella ed accogliente di come viene presentata dalle guide..Abbiamo trovato un albergo con vista tempio, e passaggio mattutino di elefante ( che ci siamo persi..).

Siamo andati a visatare il tempio piu’ grande della citta’ (il cui gopuram piu’ alto supera i 60 metri e si vede da ogni punto della citta’) al cui interno c’e’ anche un museo, meglio, un caotico assemblaggio di statue e pannelli. Poi, usciti da li’, SHOPPING,immersi nel mercato dei sarti..io mi sono fatto fare un abito,
indian style di un verde abbastanza improponibile mentre la Gio’ girava tra sciarpe e tessuti.Il mio vestitop e’ stato fatto su misura in un’ora circa dai sarti che pullulano per il mercato con la macchina da cucire a pedali.
Unica nota negativa: caldo caldo caldo es.:nell’ ascensore con aria condizionata della bank of india (200 anni di banca, e anche lo sportello..) segnava 34 gradi…pensate fuori.

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Rameswaram

per farci perdonare della lunga assenza oggi vi scriviamo ben tre post, ma niente foto per ora perche’ in questo posto poco turistico la connessione e’ a 56k e la porta usb e’ un miraggio!
Siamo arrivati a Rameswaram sabato p0meriggio, dopo sette ore di pullman, ma il ponte sul mare che collega l’isola ti apre il cuore. Nonostante le previsioni allarmistiche delle guide, l’hotel era il piu’ pulito e il piu’ economico da quando siamo in India. In compenso siamo riusciti a spendere soldi in altre cose… usciamo per fare un giro appena arrivati e veniamo abbordati da un asciugone che si offre di accompagnarci nel tempio, e quando gli faccio preente che non siamo hindu ci dice che non c’e’ problema, possiamo anche fare il bagno nelle vasche sacre e fare le offerte,. tanto ci accompagna lui. Massi ha subodorato l’inculata ma sembrava comunque interessante. Allora torniamo di fronte al tempio



con un asciugamano e inizia il pellegrinaggio. le vasche sono 22, noi ne abbiamo fatte solo sette ma in alcune c’e’ piu’ di una secchiata, quindi un totale di 10 secchiate d’acqua in testa che ci hanno inzuppato per bene. Prima che il secchio arrivasse in testa, bisognava recitare il mantra Om nama Shiva, ma l’acqua ti bloccava la voce prima di poter finire. Dopo esserti purificato, si puo’ proseguire verso gli altari per le offerte. Sull’onda dell’entusiasmo abbiamo fatto un’offerta a Shiva e una a Parvati (non sapendo che ognuna costava la bellezza di 460 rupie, che non sono niente per l’Italia, ma per l’India si’). Insomma, nel tempio alternavamo momenti di vera emozione, come quando il sacerdote ci ha ridato le corone di fiori "benedette", io la mettevo al collo di massi e lui a me; ma anche la sensazione di essere un po’ fuori posto… Comunque a parte la truffa e’ stata un’esperienza piacevole… Pero’ anziche’ rigenerarmi come sosteneva Kennan(ll’asciugone), le docce mi hanno fatto venire una bella febbre e il giorno dopo sono rimasta a letto gran parte del tempo. Kennan non demordeva, ci ha pure telefonato in camera per portarci a vedere il tramonto dall’altro tempio in collina. Quando finalmente usciamo per fare un giro,lo ritroviamo ubito, comincia a dirmi che li e’ dispiaciuto molto per la mia febbre e che devo mangiare solo 4 idly (frittelle di riso fermentato) e un te’ nero. Ci porta a mangiare nella bettola piu’ squallida di tutta l’isola. che se non siamo stati male li’ e’ davvero un miracolo di Shiva. I suoi discorsi diventano stucchevoli tanto quanto li idly rancidi che non riesco a mandar giu’ ma sono costretta a farlo per la sua insistenza. Continua a dire che e’ stato Shiva a farci incontrare e a dirgli di portarci al tempio, che io sono sua sorella e che e’ suo dovere prendersi cura di me (e Massi?), che lui non vuole soldi ma lo fa per il suo bou karma… alla fin quando capisce che il giorno dopo saremmo partiti, e che quindi niente gite con lui, cambia subito atteggiamento e diveta freddo… meno male, dice massi, un po’ delusa, dico io

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